lunedì 18 agosto 2014

Tappa 18: Khiva - Kungrad - km 320



Partenza alle 7.30, la tappa fino a Kungrad è piuttosto breve, ma l'intenzione è quella di smontare i bagagli in un hotel qualsiasi della città e recarci a vedere le navi arenate a Moynac su quello che un tempo era il lago d'Aral e per poi ritornare in hotel.
Il lago d'Aral, un tempo molto grande, sta progressivamente prosciugandosi, a causa di una politica folle del governo sovietico che, per irrigare i tanti campi di cotone nelle vicinanze, ha deciso di deviare il corso dei fiumi che generavano il lago. Questo ha provocato uno dei più grandi disastri ambientali di sempre. La città di Moynac, un tempo porto molto importante, ha perso valore, diventando una vera e propria città fantasma ed ora è possibile osservare le navi arenate nel bel mezzo del deserto.

I primi km di strada sono percorsi in mezzo alla verde campagna nei pressi di Khiva ed Urgenc, fra campi di cotone e coltivazioni di meloni ed angurie.




Il panorama però cambia repentinamente e la terra nuda e la sabbia tornano prepotentemente a farsi vivi.







Ci fermiamo per una pausa ad un centinaio di km da Kungrad e ne approfittiamo per comprare una bottiglia di acqua, fare alcune foto ed andare in bagno; un buco nel pavimento di una baracca di legno. Più volte nell'arco del viaggio abbiamo visto tali condizioni di vita.






Riprendiamo la rotta su strade più o meno accettabili.











Arriviamo per pranzo nella città di Kungrad e decidiamo di trovare da dormire e soprattutto della benzina per proseguire verso Moynac. Nelle settimane precedenti non avevamo trovato nessun hotel o gastiniza sulle guide e su internet. Chiediamo a decine di persone ma nessuno sembra sapere nulla ed entrambe le cose sembrano essere introvabili.
Scorgiamo un contadino con una motocicletta trasformata artigianalmente in sidecar, il quale ci fa accomodare a casa sua e ci offre un buon melone. Nel frattempo arriva il figlio sulla sua macchina con l'intenzione di venderci la benzina del suo mezzo, riempiendo taniche di plastica. L'intenzione non va a buon fine ed il giovane si reca chissà dove a comprarne per noi (a prezzi super maggiorati, ma non possiamo fare altrimenti). Nel frattempo il padre ci scorta in bicicletta in una vicina, ma se non si è del posto, introvabile gastiniza, dove ci fermiamo per trascorrere parte del pomeriggio e la notte. Si tratta di un agglomerato di container utilizzati dai proprietari e con alcune porzioni da affittare ai viandanti. Del bagno non parliamone: una baracca poco distante con un buco profondissimo nel pavimento.
Dopo alcune ore siamo ancora in attesa di ricevere la benzina. Secondo la proprietaria il contadino ed il figlio dovrebbero arrivare in nottata, chissà dove sono andati a comprare il prezioso liquido.
Verso le ore 22.30 sentiamo arrivare il sidecar. Il contadino ha trovato 10 litri di benzina e riempiamo il serbatoio.
Con la benzina rimasta dalla tappa però riusciamo a percorrere solamente 250 km; la tappa di domani prevede 400 km di deserto. Oltretutto ho anche smarrito un foglio compilato nella frontiera di entrata; spero non lo chiedano altrimenti mi devo inventare qualcosa.
Decidiamo di andare a dormire. Qualcosa domani sarà.

Vi lasciamo con una bella fotografia scattata durante una sosta.



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