Partenza alle 7.30, la tappa fino a Kungrad è piuttosto breve, ma l'intenzione è quella di smontare i bagagli in un hotel qualsiasi della città e recarci a vedere le navi arenate a Moynac su quello che un tempo era il lago d'Aral e per poi ritornare in hotel.
Il
lago d'Aral, un tempo molto grande, sta progressivamente
prosciugandosi, a causa di una politica folle del governo sovietico
che, per irrigare i tanti campi di cotone nelle vicinanze, ha deciso
di deviare il corso dei fiumi che generavano il lago. Questo ha
provocato uno dei più grandi disastri ambientali di sempre. La città
di Moynac, un tempo porto molto importante, ha perso valore,
diventando una vera e propria città fantasma ed ora è possibile
osservare le navi arenate nel bel mezzo del deserto.
I
primi km di strada sono percorsi in mezzo alla verde campagna nei
pressi di Khiva ed Urgenc, fra campi di cotone e coltivazioni di
meloni ed angurie.
Il
panorama però cambia repentinamente e la terra nuda e la sabbia
tornano prepotentemente a farsi vivi.
Ci
fermiamo per una pausa ad un centinaio di km da Kungrad e ne
approfittiamo per comprare una bottiglia di acqua, fare alcune foto
ed andare in bagno; un buco nel pavimento di una baracca di legno.
Più volte nell'arco del viaggio abbiamo visto tali condizioni di
vita.
Riprendiamo la rotta su strade più o meno accettabili.
Arriviamo
per pranzo nella città di Kungrad e decidiamo di trovare da dormire
e soprattutto della benzina per proseguire verso Moynac. Nelle
settimane precedenti non avevamo trovato nessun hotel o gastiniza sulle
guide e su internet. Chiediamo a decine di persone ma nessuno sembra
sapere nulla ed entrambe le cose sembrano essere introvabili.
Scorgiamo
un contadino con una motocicletta trasformata artigianalmente in
sidecar, il quale ci fa accomodare a casa sua e ci offre un buon
melone. Nel frattempo arriva il figlio sulla sua macchina con
l'intenzione di venderci la benzina del suo mezzo, riempiendo taniche
di plastica. L'intenzione non va a buon fine ed il giovane si reca
chissà dove a comprarne per noi (a prezzi super maggiorati, ma non
possiamo fare altrimenti). Nel frattempo il padre ci scorta in
bicicletta in una vicina, ma se non si è del posto, introvabile
gastiniza, dove ci fermiamo per trascorrere parte del pomeriggio e la
notte. Si tratta di un agglomerato di container utilizzati dai proprietari e con alcune porzioni da affittare ai viandanti. Del bagno non parliamone: una baracca poco distante con un buco profondissimo nel pavimento.
Dopo
alcune ore siamo ancora in attesa di ricevere la benzina. Secondo la
proprietaria il contadino ed il figlio dovrebbero arrivare in nottata, chissà dove sono andati
a comprare il prezioso liquido.
Verso le ore 22.30 sentiamo arrivare il sidecar. Il contadino ha trovato 10 litri di benzina e riempiamo il serbatoio.
Con la benzina rimasta dalla tappa però riusciamo a percorrere solamente 250 km; la tappa di domani prevede 400 km di deserto. Oltretutto ho anche smarrito un foglio compilato nella frontiera di
entrata; spero non lo chiedano altrimenti mi devo inventare qualcosa.
Decidiamo di andare a dormire. Qualcosa domani sarà.
Vi lasciamo con una bella fotografia scattata durante una sosta.
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